Le bizzarre avventure di JoJo – Phantom Blood: l’opera embrionale di Araki

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In uno scorso articolo abbiamo trattato del manga di Hirohiko Araki “Le bizzarre avventure di JoJo”. Ora prenderemo in esame la prima delle otto serie: Phantom Blood.

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Nell’Inghilterra Vittoriana, dopo la morte di Diego Brando, suo figlio Dio venne adottato dalla ricca famiglia Joestar. Il capofamiglia, George Joestar I, si sentiva in debito in quanto credeva che anni prima Diego avesse salvato la vita di suo figlio, Jonathan, in un incidente. In realtà Diego, uomo molto povero, cercò di sciacallare la carcassa della moglie di George, morta nell’incidente, e dopo vari malintesi ottenne la stima di George Joestar.
Jonathan Joestar (chiamato anche JoJo) e Dio Brando, costretti a vivere insieme, diventeranno presto rivali: Dio renderà la vita adolescenziale di Jonathan un inferno, cercando di togliergli tutta la stima del padre per rimpiazzarlo come erede.
Anni dopo, quando le acque tra JoJo e Dio sembrano essersi finalmente calmate, Dio indosserà una maschera di pietra azteca, diventando un vampiro e iniziando a creare un esercito personale di vampiri per dominare il mondo. JoJo, con l’aiuto di Will A. Zeppeli, apprenderà la tecnica delle onde concentriche (o via dell’Eremita), una tecnica che usufruisce dell’energia solare per entrare in simbiosi con la natura e sconfiggere i vampiri (deboli all’energia solare). JoJo, Zeppeli e Speedwagon, un uomo che dopo una zuffa con JoJo diventerà suo grande amico, si avventureranno nei luoghi inglesi più remoti per sconfiggere Dio.

Questa prima saga è un’opera molto embrionale: oltre ad essere relativamente corta (44 capitoli, suddivisi in 5 volumi nell’edizione originale o 3 volumi nella ristampa italiana) non presenta un grande spessore nella trama, che è a malapena articolata e poco originale, risultando statica e pesante. Possiamo dire che Araki stesse sperimentando il suo stile, che in quest’opera è molto rudimentale e parecchio ispirato a Ken il Guerriero (Hokuto no Ken) di Tetsuo Hara e Buronson, sia in fatto di trama che di disegni: Araki terrà questo stile artistico mascolino e spigoloso fino a metà quarta serie. Inoltre, in Phantom Blood i disegni risulteranno spesso sproporzionati e mal disegnati, dovuti all’inesperienza di Araki al tempo, che aveva disegnato solo tre corti manga di poca rilevanza.
I personaggi sono stereotipati: Jonathan è il solito protagonista eroico, banale e col cuore d’oro, con poco spessore psicologico; Dio è il classico antagonista che è cresciuto in una famiglia disadattata e inizia ad odiare tutto e tutti, avido di denaro e potere non appena ha l’occasione di seminare terrore e dominare, lo fa senza pensarci troppo; Zeppeli è il tradizionale mentore del protagonista che gli insegnerà nuove tecniche di combattimento per prepararlo alla battaglia finale contro nemici sempre più forti; Speedwagon è la spalla presente giusto per smuovere l’atmosfera, senza un utilità precisa in questa prima serie, ma che si farà valere dalla seconda serie in poi.

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Phantom Blood non è da bocciare, specialmente considerando poi l’alta qualità delle serie successive. Araki mostra comunque una grande abilità a fare battaglie appassionanti e a rendere molto bene le atmosfere, tenebrose al punto giusto; la presenza della maschera di pietra, un misterioso artefatto che avrà un grande sviluppo a partire della seconda metà, fino a prolungarsi nella seconda serie.

Abbiamo di fronte un’opera abbastanza mediocre, non innovativa né originale, che potrebbe annoiare facilmente e con personaggi poco caratterizzati. Un Araki che deve ancora formarsi, nello stile e nelle idee, ma queste sono le fondamenta di quello che sarà poi “Le bizzarre avventure di JoJo” in futuro. Merita assolutamente una lettura, perché la prossima serie, Battle Tendency, sarà qualcosa di straordinario.

Phantom Blood ha ricevuto due adattamenti animati: un lungometraggio del 2007 e una serie animata da 26 episodi nel 2012, quest’ultima molto fedele al manga e che ricopre anche Battle Tendency.

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